Costumi e tradizioni

Pescocostanzo – La Transumanza

Vuole dire pastorizia trasmigrante

Transumanza vuol dire pastorizia trasmigrante. La parola è composta da trans (di la da) e da humus (terra): greggi che migrano “di la dalla terra“ (consueta). Essa consisteva nel trasferimento periodico del bestiame, specialmente ovino, dai pascoli di pianura a quelli di montagna per consentirne lo sfruttamento stagionale. Era un lungo cammino che aveva inizio dai monti dell’ Abruzzo, procedeva verso la pianura fino a scendere e a costeggiare il mare. Per le migrazioni delle greggi, venivano percorsi dei sentieri erbosi denominati tratturi.

In Abruzzo, la transumanza permetteva di giovarsi delle enormi zone di pascolo della regione che, per un terzo dell’ anno, sono molto erbose per poi essere ricoperte spesso di neve e delle grandi distese del tavoliere di Puglia che, ricche di erba nella stagione invernale, diventano aride in estate. In questo modo si potevano sfruttare durante tutto l’anno le zone più ricche di pascolo e allevare un numero maggiore di bestiame.

I pastori durante la transumanza ci concedevano numerose soste per ristorarsi e le chiesette, sparse lungo il cammino dei tratturi, fungevano da vere e proprie aree di servizio, capaci di offrire ricovero e ristoro fisico e spirituale.

Poi ripartivano alla volta delle aree più ricche di pascolo nelle quali si insediavano per un periodo lungo di tempo e costruivano rifugi in pietra a secco: le pajiare che molto avevano in comune con i trulli pugliesi. Ancora oggi, sulla Maiella si contano almeno mille pajiare riunite spesso in gruppi e racchiuse in stazzi, anch’essi in pietra a secco.

I tratturi erano, dunque, grandi vie battute dagli armenti. Nell’Abruzzo interno i prati stabili erano scarsissimi; l’impossibilità di immagazzinare molto foraggio secco o di sopportare l’alto costo dell’importazione, rese necessario il vasto esercizio della pastorizia transumante. Greggi numerose scendevano dalle pendici dei monti o attraversavano i grandi altipiani, circondate da rumorose mute di cani. Nel corso di un millennio lungo i bordi di queste strade erbose sono sorti paesi, santuari, stazioni di sosta, ecc..

Fu dunque un bisogno economico e sociale a determinare la nascita e la lunga esistenza delle vie armentizie. Per l’affitto dei pascoli si pagava un canone, “fida“, proporzionale al numero delle pecore e che andava alle casse erariali. Gratuito era invece il transito ed il pascolo sui tratturi. Nel periodo di massimo sviluppo la rete viaria tratturale si estendeva da L’ Aquila a Taranto, con uno sviluppo complessivo che superava i 3000 km.

Vi furono pertanto i tratturi, la cui larghezza, in età moderna, raggiunse i 111m, i tratturelli la cui ampiezza era compresa tra i 32 e i 38m e i bracci, dai 12 ai 18m.

Alla loro sicurezza e manutenzione dovevano provvedere in particolare i Comuni. Ma quando iniziò la transumanza? La pastorizia trasmigrante rimane una delle più antiche e diffuse attività dell’uomo. Già fra i secoli XVI e XII a.C. in piena Età del Bronzo, la pastorizia risultava ampiamente praticata dalle popolazioni insediate nell’area Abruzzese.

Gli antichi romani consideravano la pastorizia arte nobile oltre che redditizia e ne fecero un settore portante della loro economia. Più tardi anche gli Aragonesi fecero della transumanza il settore trainante dell’economia, istituendo un apposito ufficio per la gestione.

La transumanza divenne obbligatoria per tutti coloro che avessero 20 capi; il Tavoliere pugliese fu ripartito in tante aree pascolative dette locazioni, da affittare ai proprietari di pecore, noti come “locati”. E’ nella prima metà del XV secolo che la pastorizia abruzzese conosce il periodo di maggiore sviluppo. Si stima infatti che in quel periodo circa 30.000 pastori conducessero a svernare in Puglia non meno di 3.000.000 di capi ovini.

Abruzzo, Molise, Puglia, Campania e Basilicata costituirono un’unica “regione autonoma” pur conservando, ciascuna, l’identità politico-amministrativa. Nel corso del XIX secolo, si verificò il graduale ma inesorabile declino dell’industria armentizia. Tra l’ 800 e il 900, le terre a coltura hanno preso decisamente il sopravvento dei pascoli: la transumanza, regolata da leggi dello Stato, ha così ceduto il passo ad un sistema di rapporti privati tra pastori e proprietari terrieri pugliesi, secondo le leggi di mercato.

I tratturi, invasi in più punti dagli agricoltori confinanti e attraversati da strade asfaltate, sono caduti ormai in disuso, anche a causa dell’utilizzo dei camion per il trasferimento delle greggi. Oggi viene riconosciuto ai tratturi un fondamentale valore per la storia economico – sociale e culturale delle regioni da esse attraversate.

Accanto alla preminente funzione economica e commerciale, essi ne hanno svolto una di carattere culturale ugualmente importante, in quanto hanno rappresentato, nel tempo, un insostituibile mezzo di comunicazione fra popoli e di trasmissioni di usi, tradizioni, forme culturali, modelli espressivi.

(Uno speciale ringraziamento è dedicato al preside prof. “Bruno Ballerini”, ai docenti ed agli alunni della Scuola Media statale “Sante di Rocco” per il materiale fornito su questa sezione ed altre storiche.)

da www.pesconline.it

Tags