Natura e ambiente

Provincia Di Pescara – La Storia Dalle Origini

Presenze umane fin dalla Preistoria

Testimonianze archeologiche rinvenute nel corso di campagne di scavo documentano l’insediamento di civiltà fin dalla Preistoria. Si ricorda a titolo esemplificativo la scoperta del villaggio “Leopardi”, uno dei primi ritrovamenti di età neolitica (circa 6.500 a.C.) venuto alla luce nelle vicinanze della città di Penne intorno al 1960. Tracce di una frequentazione risalente all’Età del Bronzo (1800 – 1000 a.C.) sono state rinvenute, ad esempio, presso insediamenti vicini al corso del fiume Pescara, quali Tocco da Casauria e Torre De’ Passeri.

Furono però le popolazioni italiche, di origine sabellica, a conferire un primo assetto politico al territorio abruzzese: Equi, Marsi, Vestini, Peligni, Marrucini, Pretuzi erano, infatti, già distinti in cantoni e costituirono un grande ostacolo all’espansione romana. L’area occupata dai Vestini, i cui confini coincidevano, approssimativamente, con il corso del fiume Saline a nord e con quello dell’Aterno a sud, comprendeva la foce dell’Aterno, ossia l’antica Ostia Aterni, l’attuale Pescara. L’insediamento, di cui si ha notizia fin dal III secolo a.C., dovette assumere una certa importanza in età tardo antica, probabilmente in relazione ai rapporti di scambio tra Roma e Salona, l’antica capitale della Provincia Dalamatia, patria di Diocleziano, divenuta importante a partire dal III d. C. Ostia Aterni, il porto alla foce del Pescara, era un punto di riferimento anche per popolazioni vicine, come ci tramanda lo storico latino Strabone.

Nell’area compresa tra il territorio dei Pretuzi e quello dei Vestini sono tornate alla luce alcune iscrizioni arcaiche (databili tra la metà del VI secolo e la metà del V a C.); ma il ritrovamento più emblematico di questa civiltà è rappresentato dal Guerriero di Capestrano, risalente al VI secolo a C., trovato presso l’omonimo centro, all’interno di una necropoli arcaica: si tratta di una statua alta 2,09 metri, conservata presso il Museo Archeologico dell’Abruzzo (www.muvi.org/musarc/) con sede a Chieti. Essa si ergeva con la sua poderosa mole sulla tomba di un capo italico, un guerriero, che si presenta vestito con l’armatura da parata; dal medesimo scavo proviene il busto di una statua femminile.
Con l’unificazione politica avvenuta sotto il dominio romano, i centri italici assunsero la loro definitiva forma urbanistica e, soprattutto con l’impero di Augusto, si ebbe una fioritura edilizia pubblica e privata (quest’ultima rappresentata soprattutto da monumenti funerari) di cui restano numerose testimonianze. Con la fine dell’impero romano, ebbe inizio la decadenza delle città che furono devastate dalle invasioni barbariche; i monumenti divennero spesso cave di materiale da costruzione durante tutto il Medioevo.

Periodo Barocco

Tra XVII e XVIII si ebbe una nuova fioritura in campo artistico che si tradusse nel rinnovamento di antiche chiese e nella costruzione ex novo di edifici. Il barocco fa la sua comparsa con stucchi e pitture negli oratori della Madonna della Croce a Pietranico e della Madonna delle Grazie ad Alanno, nelle dorature del Cappellone del Rosario nella chiesa di S. Domenico a Penne, città che nel Settecento fu teatro dell’attività di numerose maestranze provenienti anche da altre regioni. Gli architetti Giovan Battista Gianni Cerano d’Intelvi, lombardo, Francesco Dissio, napoletano, tecnici di formazione locale, come Aniello Francia, gli stuccatori lombardi Terzani, Piazzolla, Rizza, l’intagliatore abruzzese Sebastiano Carinola, lo scalpellino abruzzese
Loreto de Cicco conferirono un aspetto monumentale al piccolo centro. Lo punteggiano numerosi palazzi gentilizi: Palazzo Castiglione, quello della famiglia Aliprandi, con portale scolpito dal lapicida De Cicco e con una facciata che riecheggia soluzioni architettoniche del settecento napoletano; Palazzo Del Bono dalla movimentata facciata in laterizio, materiale peculiare di quest’area.
Anche altri centri parteciparono a questo fervore costruttivo: a Moscufo la chiesa di S. Cristoforo, impreziosita da raffinati stucchi eseguiti da Ambrogio Piazza intorno al 1769, rivela echi borrominiani nella pianta ovale; a Città S. Angelo la chiesa di S. Chiara presenta una singolare pianta circolare trilobata, unica nella regione. Sono questi solo alcuni esempi della fervida fase costruttiva del secolo. Le chiese si arricchirono di fastosi altari lignei e dorati, di confessionali, di mobilia presbiteriale di elevata fattura artigianale.

Dal XIX secolo ad oggi

L’architettura della prima metà dell’Ottocento oscilla tra espressioni tardo barocche e neoclassiche. Con l’Unità d’Italia si verificò il declino dei centri minori, mentre acquistò sempre più peso la città Pescara che si avviava verso una notevole espansione urbanistica, unendosi all’abitato di Castellammare Adriatico, e che divenne un importante polo di riferimento per l’attività culturale e commerciale della regione. Lo stile eclettico ha i suoi più interessanti esempi architettonici nelle ville Urania, Montani e Selecchy; più esigue sono invece le testimonianze del Liberty, tra cui si ricorda Palazzo Michetti Barattucci.
Intorno agli anni ’30 del Novecento la città fu caratterizzata dalla forte impronta della monumentale e rigorosa architettura fascista: furono innalzati i Palazzi del Governo (con le statue di Guido Costanzo) e di Città ad opera di Vincenzo Pilotti, la sede delle Poste e dei Telegrafi di Cesare Bazzani, il Tempio della Conciliazione e la nuova Cattedrale. Il Palazzo di Governo raccoglie un’interessante collezione di opere d’arte tra cui si ricorda La figlia di Iorio, grande tela (5,50 m x 2,80) di Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria 1851 – Francavilla al Mare 1929), tra i massimi esponenti dell’arte italiana a cavallo dei due secoli.
Presentata all’Esposizione Internazionale di Arte a Venezia del 1895, il dipinto ebbe l’ampio consenso della critica e fu riconosciuto quale straordinario risultato dell’attività dell’artista. La scena dal sapore narrativo veristico, presenta un taglio compositivo innovativo, suggerito dal mezzo fotografico ampiamente utilizzato dal Michetti per gli studi preparatori. Il tema fu ripreso da Gabriele D’Annunzio nell’omonima tragedia pastorale pubblicata nel 1904. Arte e letteratura risentono del fascino della produzione letteraria di D’Annunzio che nelle opere, quali Canto Novo, Terra Vergine, Il Trionfo della Morte, La figlia di Iorio, alimenta miti letterari legati ad un Abruzzo arcaico, primitivo e nello stesso tempo idealizzato.
In questo vivace clima si inserisce la straordinaria esperienza di Basilio Cascella (1860 – 1950) artista pescarese versatile, eclettico, la cui attività spaziò dalla pittura, alla ceramica, alla grafica, e che fu capostipite di una dinastia di pittori e scultori, e maestro dei figli Tommaso e Michele. Egli fondò nel 1899 la rivista L’Illustrazione abruzzese, un’iniziativa d’avanguardia nel campo dell’editoria d’arte il cui scopo era quello di rendere visibile il contributo dell’Abruzzo alla cultura letteraria, alle tendenze figurative del tempo. Lo stabilimento grafico impiantato da Cascella alla periferia di Pescara divenne ben presto un luogo di incontro di artisti italiani.

da www.provincia.pescara.it

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